Domenica 25 novembre, solennità di Cristo Re dell'Universo, nella suggestiva penombra della Chiesa di San Valeriano a Gradisca d'Isonzo, l'Arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli ha incontrato per la prima volta le molteplici e variegate realtà delle Aggregazioni laicali dell'Arcidiocesi di Gorizia.
Dopo l'intenso momento di preghiera comunitaria dei secondi vesperi, il diacono Giorgio Piccagli e sua moglie Micaela hanno ben presentato a voce e con delle slide al video gli ambiti di lavoro delle aggregazioni e il senso di ritrovarsi e fare comunione insieme. Una particolare e molto positiva sottolineatura è stata dedicata all'Associazione Campanari del Goriziano che è presente in 27 parrocchie e conta un numero grandissimo di giovani; presente in chiesa, quasi integralmente, il gruppo degli scampanotadors della città di Gradisca.
Successivamente due rappresentanti dei movimenti hanno letto un documento congiunto curato da tutti i movimenti nel quale si sono ben chiarite le line cardine e guida di un mondo così eteregeneo ma ricco di carismi.
Poi è stata la volta dell'Arcivescovo Carlo che ha dedicato ai tanti presenti una catechesi altissima, basata sulla lettura breve presente nei vesperi, sul "che cosa sia la fede" e ha provocatoriamente chiesto ai presenti di dire, senza pensarci su, quale altra parola avvicinerebbero alla parola "fede". Nessuno ha avvicinato a questa la parola "gioia". "La fede è gioia", la fede è un dono che va accolto e vissuto con gioia e monsignor Carlo ha lodato gli organizzatori per avere nel titolo dell'incontro avvicinato le due parole in quanto hanno centrato appieno l'obiettivo, proprio in questo anno della fede che vedrà la sua pienezza il 29 giugno a Roma quanto l'Arcivescovo riceverà il pallio dal Papa e tutta la diocesi è invitata al grande pellegrinaggio.
Infine è stata la volta delle riflessioni personali, dove tutti si sono detti concordi nel continuare a lavorare e a tentare dei percorsi di conoscenza, che sono sempre dei percorsi di comunione.
IL NEO-ARCIVESCOVO INCONTRA LE AGGREGAZIONI LAICALI DIOCESANE NELL'ANNO DELLA FEDE
Domenica 25 novembre il neo Arcivescovo ha presenziato presso la Chiesa di S. Valeriano (Gradisca) all'Assemblea annuale delle Aggregazioni Laicali della Diocesi. Completamente piena l'aula assembleare, dato il momento speciale.
Ha dato il via all'incontro dalla sede presidenziale proprio Sua Eccellenza con il canto dei Vespri della solennità di Cristo Re.
Ciò ha creato nei cuori un clima di preghiera e di attenzione.
La Segreteria ha salutato cordialmente l’Arcivescovo e l'Assemblea, presentando un breve ed efficace resoconto degli ultimi quattro anni di attività svolte dalle AA.LL. rimarcando che gl'intenti sono sempre stati quelli di avvicinare le singole realtà, di conoscersi, di stimarsi, di esprimere insieme la Fede, casa e scuola di comunione. Ha poi mostrato con alcune slide's l'ultima bella iniziativa: presenza, attività (carisma espresso) e dislocazione delle AA.LL. nel territorio della diocesi. E' stata coronata questa presentazione con un edificante collage di espressioni sul tema della giornata:"FEDE: un dono da accogliere e vivere con gioia per essere come chiesa, casa e scuola di comunione", nate dalle singole aggregazioni (lette da una voce maschile e una femminile).
Poi il momento più desiderato: l'intervento di mons. Carlo. Ha offerto una breve, ma potente Lectio divina sulla fede, ispirandosi al passo di 1 Pietro 1,5-6: "... siete custoditi mediante la fede,... Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un pò afflitti da varie prove". Ha esordito: Vorrei proporre un gioco: qual'è la prima parola che ti viene in mente con la parola Fede? Tante le risposte, ma nessuno o quasi lì per lì risponderebbe quello che ci ricorda s. Pietro, e cioè la Gioia. Tutti la vogliono, ben pochi la mostrano. La gioia non è un'aggiunta alla fede, piuttosto ne è l'espressione, la manifesta. E' legata alla fede, donata nel battesimo. S. Pietro osserva che le prove della vita possono creare momenti di notte spirituale, ma incita "esultate nella gioia" La gioia deriva dal credere in Gesù "pur senza vederlo". Allora, stare con Lui e Lui con noi. Gesù è la Casa. Parlare con Lui "come con un amico!", perché Gesù è la Scuola; tu davanti a Lui, non altri! Ognuno decidendo di stare con Gesù scoprirà di essere in comunione, quella comunione ch è dono dall'alto. Lo leggiamo in 1 Gv, 1,3..." perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo". La comunione con la Chiesa".
L'Arcivescovo ha concluso, affidando alcune consegne ai presenti: 1) Ogni realtà sia di Fede; ognuno possa incontrare il Signore. 2) L'incontro sia improntato alla gioia vera, non di facciata. 3) Essere comunque con una fede missionaria che annuncia con semplicità: Cristo è Risorto, Alleluia! cioè dato con gioia. 4) Infine: essere parte della Chiesa e non la Chiesa. Facciamo unità tra di noi. Il Piano pastorale diocesano è semplice: viviamo l'Anno della Fede. In primavera la diocesi si recherà a Roma. Andiamo insieme".
Sono seguiti poi alcuni interventi e piccole testimonianze di fede.
La benedizione finale ha avvalorato un magnifico incontro delle AA.LL. di fratelli in comunione col neo-Arcivescovo e Padre.
L’Agape fraterna finale ha dato continuazione alla gioia fiorita in questa porzione vivace della Chiesa di Dio, pellegrinante in Gorizia!
per il Comitato Esecutivo Aggregazioni Laicali dioc.
Eugenio Flamigni
IL SALUTO DELLA SEGRETERIA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI
Eccellenza reverendissima, carissimi amici dei tanti movimenti e associazioni laicali della nostra diocesi qui intervenuti : innanzitutto un grazie al Signore per questa ulteriore occasione di incontro e un fraterno saluto a voi tutti. Un particolare e caloroso benvenuto desideriamo porgere al nostro Arcivescovo che oggi accogliamo ufficialmente nel contesto del variegato mondo delle AA.LL. in occasione della nostra assemblea annuale, desiderosi di presentarci in semplicità ma anche di essere confermati ed incoraggiati nel nostro impegno a rendere attuale attraverso il servizio alla Chiesa e alla società, il dono che Cristo ha fatto di se stesso per ogni uomo : essere cioè segno dell’amore fedele di Dio per l’umanità e stimolo all’amore vicendevole ( Chl 23) . Attraversiamo certo tempi difficili, ricchi di contraddizioni , segnati spesso da divisioni, da particolarismi ove è difficile vivere la fedeltà, la gratuità, la responsabilità, la solidarietà la progettualità per il bene comune , ma sono queste difficoltà, d’altra parte proprie di ogni tempo, a sollecitarci nel riscoprire e rinnovare la nostra fede : dono di un Dio che desidera entrare in relazione con ciascuno di noi farsi “compagno di viaggio” , dono che và accolto e sempre riscoperto , prima di diventare esperienza credibile di vita cristiana, vissuta con gioia e riconoscenza . La fede infatti, afferma il Papa nella sua lettera apostolica “Porta Fidei”, cresce quando è vissuta come esperienza di amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia.
Crediamo nella necessità di impegnarci come laici , ad essere promotori e testimoni credibili di quello stile costruito nell’umanità dei rapporti interpersonali e nell’attenzione alla responsabilità sociale che rappresenta e attualizza il “Vangelo della carità”, segno potente e luminoso dell’amore fedele di Dio per la sua Chiesa. Da quattro anni io e Micaela condividiamo l’esperienza del servizio alla Chiesa anche nella consulta diocesana delle AA.LL. Un impegno quello della segreteria, che è giunto per la verità un po’ improvviso, inaspettato . Una responsabilità che all’inizio abbiamo faticato un po’ a comprendere, ad immaginare nel suo sviluppo, e che ancora oggi non manca di sollecitare, interpellare ed arricchire continuamente la nostra fede ma anche la nostra capacità come coppia, di sostenerci, di confrontarci, di “mettere a sistema” modalità a volte diverse di comprendere e valutare, di progettare, di relazionarsi . Un ‘esperienza non sempre facile, non esente da contrasti, ma che in definitiva possiamo oggi cogliere come preziosa opportunità di crescita e maturazione personale, non solo sul piano della spiritualità ma anche sotto il profilo umano se è vero che la fede cristiana vissuta con coraggio e fiducia contribuisce ad “umanizzare” la vita, ad orientarla verso i valori più veri, i significati più profondi, la speranza che sa riscaldare il cuore e ridare forza anche dopo le delusioni più cocenti. Nella consapevolezza che la Chiesa è totalmente orientata alla comunione , il criterio del nostro impegno nelle AA.LL. è sempre stato quello di sollecitare le esperienze di reciproca conoscenza, di accoglienza e di valorizzazione della diversità, i momenti di preghiera e di spiritualità vissuti insieme, come anche momenti di riflessione e condivisione sull’impegno dei laici nella società e nel territorio. Siamo consapevoli che come cristiani e quindi anche nell’ambito delle AA.LL. siamo sollecitati ad essere sempre più “casa e scuola di comunione” ( lo scriveva GP II al n. 43 della lettera apostolica Novo Millennium ineunte - 2001 ) : spazio cioè ove si sperimenta il valore dell’accoglienza, la condivisione, il rispetto per la diversità dell’altro, ove ci si aiuta a crescere reciprocamente nella solidarietà e nell’amore al fratello; ma anche luogo ove si insegna la responsabilità, la condivisione del pensiero, la fatica dell’impegno nel progettare, ove si impara a servire nel segno della gratuità. Non è questo anche lo stile, l’immagine che la Chiesa, come strumento di comunione con Dio, è chiamata a rendere al mondo ? E’ quell’ ”esercizio di cristianesimo” al quale sua eccellenza Mons. De Antoni ci richiamava, lo scorso aprile , nella omelia tenuta a Grado in apertura ai lavori del Convegno ecclesiale triveneto; esercizio prezioso, nella misura in cui radicandosi profondamente nel mistero dell’amore oblativo di Cristo, diventa risposta efficace, limpida ai veri bisogni dell’uomo contemporaneo.
Addentrandoci nel variegato mondo della AA.LL. abbiamo operato stimolando la collaborazione tra le varie realtà, con molta umiltà senza tentare di creare sovrastrutture o addirittura forzare verso irrealistici percorsi di omologazione, ma sforzandoci invece di valorizzare le differenze, di creare i presupposti per l’attivazione di sinergie, anche territoriali, capaci di rendere più autentica e luminosa quell’immagine di Chiesa che abbiamo in maniera decisa, limpida e diffusa percepito lungo questi due ultimi anni di preparazione al Convegno ecclesiale triveneto : una Chiesa vicina alla gente, accogliente, che si fa “compagna di viaggio”, capace di interpretare e rispondere alle attese più profonde dell’uomo di oggi; una Chiesa capace di tradurre nella generosità di un impegno umile e fedele il senso più autentico della nostra fede : Dio ci ama ; Cristo è venuto per ciascuno di noi, per insegnarci che attraverso l’amore vissuto con il suo stile è possibile costruire il bene , promuovere la dignità di ogni persona, vivere nella concretezza i valori della solidarietà, della giustizia, della partecipazione, del rispetto ,della attenzione e della cura verso i più deboli, della comunione. Nel cammino di preparazione ad Aquileia 2 e durante le giornate di lavoro conclusive del Convegno, questo desiderio profondo di integrazione, di condivisione, di assunzione di responsabilità nella testimonianza della fede cristiana, lo abbiamo nettamente percepito e credo di poter dire, desideriamo come AA. LL. continuare a farlo nostro, nell’impegno quotidiano dentro i nostri movimenti/associazioni e nell’attività d’assieme attraverso le diverse occasioni di confronto, di condivisione e di preghiera. Nella nostra esperienza di questi anni alla segreteria abbiamo ritenuto anche fondamentale privilegiare il primato dell’”essere” prima che quello del “fare” ; abbiamo in tal senso cercato di evitare di scivolare pericolosamente nell’attivismo, nella tensione a un “fare” che lascia subdolamente spazio alla autoreferenzialità , all’individualismo, alla resistenza nel provarsi su percorsi condivisi, consapevoli della necessità fondamentale di dover crescere assieme nell’esperienza di fede, per riscoprire le radici profonde e vitali alle quali ancorare nella verità il nostro servizio.
Vogliamo fare nostre, in conclusione le parole del direttore del nostro settimanale diocesano “Voce Isontina” offerte nell’editoriale uscito nei giorni immediatamente successivi alla conclusione del Convegno ecclesiale triveneto : “ .. Dalle giornate di Grado ed Aquileia , le Comunità del Nord-Est ribadiscono innanzitutto il proprio impegno a rimboccarsi le maniche per mettersi ancora al servizio degli uomini e delle donne del proprio tempo e del proprio territorio. E lo fanno senza lasciarsi vincere dal pessimismo e dalla rassegnazione ma convinti dell’importanza del continuare ad annunciare la bellezza dell’incontro con la Persona del Risorto .. “
Giorgio e Micaela